Da L'Unione Sarda, 22 agosto 2005
Moby Dick e l'asina di Baal: il lato bestiale dell'uomo. Nel saggio "Minima Animalia" di Giuseppe Pulina quattordici ritratti dell'animalità che diventa metafora buona o cattiva, dell'umanità, di Gianni Marilotti
Si possono far confluire in un bestiario classicamente inteso le tante immagini che dell'animalità sono state fornite da filosofi, artisti e scrittori vissuti in periodi diversi? Esiste un filone che possa ricondurle ad un'unica trama? Il saggio di Giuseppe Pulina, Minima Animalia (Ed. Mediando, euro 18) si tuffa nell'argomento con competenza ed ironia, alternando momenti di puro divertissement ad altri di convinto impegno per una battaglia filosofico-animalista portata avanti in difesa di creature alle quali anche la cultura più illuminata ha spesso riservato un destino di domestica cattività.
Il volume è impreziosito dalle illustrazioni di Marco Lodola, artista di fama internazionale, che sposa e rielabora il punto di vista dell'Autore: 14 immagini in cui l'animalità è metafora ora benigna, ora inquietante di un'umanità complice e non sempre redimibile. In qusta galleria di forme simboliche tuttavia, non trovano posto figure mitologiche come la fenice, il leviaatano o la vacca. Minima Animalia segue le tracce di altri animali: Moby Dick, l'asina di Baal, la serpe di Nietsche, il tacchino russelliano affetto da induttivissmo acuto, l'acaro di Pascal, le mucche di Hegel, le bestie trionfanti del grande zoo bruniano, e tanti altri ancora. Gli animali, è la tesi centrale del saggio, dimostrano che vale anche per loro ciò che ha riguardato l'uomo nel suo percorso esistenziale. La comprensione dei ruoli, per noi delle identità, è soggetta all'efficacia di schemi interpretativi che diano conto della "logica paradossale" che sottende la vera ricerca del senso. Paradossalmente poi l'uomo è stato abbassato alle sue origini animali, si pensi a Darwin, più è aumentata la sua distanza dal mondo animale. Dopo Darwin, avverte Pulina, ha ripreso quota quello che, a proposito degli animali, si credeva prima di Darwin.
Relegati nel confine dell'inazione poiché privi di libero arbitrio, divorati dall'istinto, gli animali, secondo il filosofo medievale Abelardo di Barth, subiscono l'azione, ma sono incapaci di agire. Agiti sed non agentes. La libertà, la liberazione dal giogo delle passioni e dall'istinto è il percorso in cui l'uomo ha cercato di innalzarsi alle vette della spiritualità, scavando un soco incolmabile tra sé e il resto della Natura. Non sono, per fortuna, mancate le eccezioni: Bruno, Nietzsche, Melville, e lo stesso Hobbes, per il quale la bestialità, si pensi all'homo homini lupus, è una dote originaria, un tratto qualificante della natura umana. In fondo questa reductio ad bestiam preserva l'uomo dal timore di diventare quel che è sempre stato.
I libri stimolanti, e questo lo è, si parlano tra loro, anche senza conoscersi. Leggendo il libro di Pulina mi è subito venuto in mente un altro bel libro sardo, purtroppo poco conosciuto, il Bestiario di Sandaliotis di Mimmo Bua. Questo si occupa degli animali della tradizione leggendaria e fiabesca sarda, Minima Animalia del bestiario filosofico. In entrambi, però, il tutto è ricondotto a considerazioni universali vicine alla migliore tradizione del genere aforistico. Figure e morivi, corrispondenza e analogie, ricorrono in molti scritti di narratori, poeti, antropologi, storici delle religioni, oltre che filosofi. Il repertorio che se ne potrebbe compilare è sterminato. Più difficile è pervenire ad una unità di criteri interpretativi condivisa, catalogare i filoni, tentare di risalire ai significati originari. Gli studiosi del simbolismo tradizionale, si pensi a Chevalier, a Gheerbant, a Gil, hanno adottato il criterio dell'analogia: il significato simbolico attribuibile ad una figura, come un animale, è da intendersi come analogo a qualcos'altro. La figura presa in esame è vista come supporto, elemento visibile e tangibile, capace di farci pervenire ad un significato soltanto intuibile e mai del tutto esauribile poiché tale significato non è mai univoco, ma vario, articolato, polivalente al punto da apparire a volte contraddittorio. Minima Animalia, rovesciando i tradizionali clichés, propone una riflessione ragionata sul perché, per usare le parole dell'Autore, "proprio come all'Ulisse Omerico, all'uomo ex primate sarebbe stata risparmiata la sorte di trasformarsi in maiale. Il fatto che ciò non sia davvero accaduto, più che un mistero è forse il dubbio principale sul quale, in fin dei conti, ruota tutta la nostra ricerca".